Il Dio potente

Renato Appi è stato drammaturgo, poeta ed instancabile animatore di Cordenons ed ha contribuito alla nascita e alla crescita di numerose realtà culturali regionali.
Nel 2023 avrebbe compiuto cento anni, occasione per ricordarne l’opera e riproporne temi, sentimenti ed ideali.
Qualche incauto funzionario, attratto più dal cognome che dal curriculum, ha però pensato bene di affidare questo gravoso compito ad un nipote di Renato, Andrea, noto ai suoi venticinque spettatori più per le sue frequentazioni negli scivolosi territori del cabaret che per le sue competenze poetico-letterarie. E il tempo stringe, soprattutto perché Andrea ha aspettato fino agli ultimi giorni per preparare adeguatamente il lavoro.
Con nonchalance chiede una rapida consulenza alla moglie, attrice anch’essa ma con uno zoccolo duro di pura ispirazione ancora saldamente attaccato alla propria coscienza.
Da subito notiamo però che l’opera dello zio, con la sua potente sincerità, sta allargando le crepe che si intravedono nelle pareti del loro matrimonio, soffocato nella palude stagnante delle abitudini, rischiando di far esondare il fiume dei sentimenti che avevano tenuto troppo a lungo repressi.
Di fronte alla potenza dell’Arte che svela, rivela e fa innamorare della Vita chiunque riesca ad apprezzarla, i due si scoprono così nudi, e forse ancora innamorati.